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2. Perché gli elefanti hanno perso le ali

Elefante al bagno
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Gli elefanti indiani
La doccia dell'elefante
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Gli elefanti indiani
Pachiderma dall'aspetto maestoso
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Gli elefanti indiani
Esercizi di flessibilità
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Gli elefanti indiani
Profilo di elefanti
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Gli elefanti indiani
Proboscide arrotolata
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Gli elefanti indiani
Proboscide esploratrice
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Gli elefanti indiani
Luci e ombre su un primo piano
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Gli elefanti indiani
Dettagli di elefante di spalle
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Gli elefanti indiani

Nella leggendaria primavera del mondo gli elefanti avevano le ali e volavano nel cielo. Erano la progenie dei primi otto elefanti maschi, nati dalla metà destra del guscio dell’uovo primordiale e delle prime otto femmine, generate dal guscio sinistro. Avevano il potere magico di creare le nuvole e come le nubi del cielo potevano cambiare forma. Ma un giorno alcuni pachidermi maldestri si posarono su un ramo di un grande albero all’ombra del quale un saggio stava tenendo lezione. Sotto il peso il legno si spezzò e molti studenti morirono schiacciati, ma gli elefanti con sfrontata indifferenza semplicemente si appollaiarono su un altro ramo. Il saggio si infuriò e maledisse le nuvole volanti a perdere le ali e diventare semplici quadrupedi.
Da quel giorno gli elefanti camminano sulla terra ma, in virtù della loro relazione con i fratelli celesti che generano la pioggia e assicurano fertilità, hanno un ruolo importante nella vita culturale dell’India.
Una delle immagini ricorrenti nelle case degli hindu è quella di Gaja Lakshmi, dea della prosperità, tra due elefanti bianchi. Le prime rappresentazioni di elefanti sono quelle sui sigilli di una delle più antiche civiltà umane, la Civiltà dell’Indo (circa 2500-1500 a.C). Sicuramente gli elefanti erano addestrati ai tempi di Alessandro Magno, la cui avanzata in India si dice sia stata bloccata proprio da un esercito con elefanti (e forse anni dopo alcuni discendenti degli elefanti indiani introdotti in Persia valicarono le Alpi alla conquista di Roma sotto il comando di Annibale).

Molti monumenti religiosi (hindu, buddhisti e jaina) abbondano di statue e rilievi di elefanti, metafora di stabilità, ma la migliore fonte per avere informazioni dettagliate sul significato simbolico e sulla funzione degli elefanti in India è l’Hastyayurveda, la scienza della vita degli elefanti.


Questo antico ed esauriente trattato (7600 distici in versi e diversi capitoli in prosa) vi informa su tutto quello che dovreste sapere se volete avere un elefante.Scopriamo che possederne uno era una prerogativa del re e che erano catturati nelle foreste e poi addomesticati per scopi militari o per trasportare il sovrano nelle parate.

Per scegliere un animale bisogna conoscere i segni di buon auspicio della sua fisionomia, dettagliatamente enumerati nel testo. Il colore degli occhi e lo sguardo riflettono la sua natura, la lingua scura è segno di imprevedibilità. Le zanne più belle sono color panna, lunghe, curvate verso l’alto e leggermente sporgenti verso l’esterno. 20 è il numero ideale di unghie di un elefante perfetto (come Airavata, l’elefante del re degli dei Indra), 16 è la norma e meno di questo numero può essere causa di problemi. La pelle deve essere scura, come le rocce sotto la pioggia. La coda deve arrivare alle caviglie, senza toccare terra. Il carattere buono e docile si legge nel portamento: sguardo fiero, testa alta, schiena curva verso il basso e zampe diritte, saldamente posate a terra. Se da una stessa radice crescono più ciglia o peli si ritiene che l’elefante vivrà a lungo.
Andando in India incontrare un elefante (in catene) è abbastanza comune, riconoscere il carattere del pachiderma potrà aiutarvi a decidere a che distanza tenervi, ma gli elefanti sono grossi e per natura selvatici. Meglio non esagerare con la vicinanza se non in presenza di un mahout (conduttore e addestratore) esperto e affidabile.

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