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419. Operazione 26jan

illustrazione: su sfondo nero la scritta Cyber War India Pakistan

La guerra del Republic Day. Potrebbe essere il nome dato all’ennesima recente battaglia tra due storici nemici: India contro Pakistan. Niente armi da fuoco e raid arei, fortunatamente. Nessun wicket e innings, perché l’ultima frontiera della guerra fredda non si combatte sul campo da cricket, ma nella vita virtuale, a colpo di codici informatici.

Il giorno del Republic Day (26 gennaio) duemila cento diciotto siti indiani sono stati attaccati da hacker pakistani lanciati nel "#OP26jan'operation" con nomi di battaglia quali “Kashmiri Cyber Army” e “Pak Cyber Expert”. La controffensiva non si è fatta attendere, tra martedì e mercoledì gli hacker indiani hanno intrapreso una missiva operazione di deturpazione di siti pakistani.
A battaglia finita è l’India il paese ad avere subito i danni più ingenti. Ma non si tratta di una guerra quantitativa, a contare è l’abilità tecnica, la costante minaccia di poter sabotare e saper manomettere i sistemi di sicurezza messi in atto dai governi.


La tensione tra Pakistan e India esiste fin dai primi giorni dell’indipendenza dall’Inghilterra e la creazione dei due paesi nel 1947. Questioni di confine hanno portato a tre guerre nel 1965, 1971 e 1999. Tuttavia negli anni passati le due nazioni si sono impegnate a mantenere relazioni amichevoli, a evitare gli scontri.
Ma individui dalle forti convinzioni patriottiche e hackivisti non sono d’accordo, e continuano a lanciare assalti cibernetici per mantenere viva la rivalità.


La nuova frontiera della cyber war è iniziata nel 1998, quando India e Pakistan sono diventate potenze nucleari e un primo attacco cyber venne sferrato da un gruppo pacifista internazionale, conosciuto come Milw0rm, contro il sito del Bhabha Atomic Research Center di Mumbai. Talentuosi giovani indiani e pakistani impararono la lezione e una serie di attacchi cyber furono sferrati a intermittenza per colpire siti privati oltreconfine, ma solo dopo gli attentati terroristici di Mumbai nel 2008 siti governativi e delle forze dell’ordine sono diventati i bersagli. La prima Indo-Pak Cyber war è scoppiata il 6 novembre 2010 (secondo anniversario degli attacchi al Taj Hotel) con la contrapposizione dell’ICA (Indian Cyber Army) contro PCA (Pakistan Cyber Army).

Gli attacchi degli hacker Indo-Pakistani si limitano al deturpamento delle homepage dei siti bersaglio e hanno lo scopo di creare imbarazzo veicolando un messaggio politico dai forti connotati nazionalisti. Non si registrano casi di frodi -anche se istituzioni finanziarie sono state prese di assalto- né spionaggio. Gli stati non sembrano essere direttamente coinvolti, non sono verificati casi di finanziamenti governativi agli hacker.
I guerriglieri di internet sono uniti dalla motivazione politica e dall’esigenza di fare sapere al “nemico” cosa pensano.


E in comune hanno anche il talento: il successo delle operazioni sferrate afferma la maturità tecnica delle organizzazioni del crimine cyber. Non è da escludere che la guerra cibernetica tra i due stati diventi una palestra dove promettenti giovani esperti possano affilare le armi per buttarsi quindi nel mercato globale della digital comunication.
L’India è già uno dei mercati emergenti anche in internet, e una delle culle dell’hacking più promettente.

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