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164. Il caso dei marò nella stampa internazionale

due punti interrogativi: uno bianco e uno nero su sfondo di acqua di mare nera, con una macchia rosso sangue in basso

Come abbiano già avuto modo di dire, occuparci di vicende così delicate dal punto di vista politico, diplomatico e giudiziario non fa parte del nostro piano editoriale. Tuttavia, sollecitati dai numerosi post pubblicati sulla nostra bacheca e dedicati all' argomento, cerchiamo ora di offrirvi una panoramica dei pareri di alcune voci autorevoli trovate sulla rete. Nella speranza che i vostri commenti possano incentrarsi su questo post e non andare a snaturare il resto dei contenuti della bacheca costringendoci, prima o dopo, a bannarli come spam.
Da tempo il caso dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani è all'ordine del giorno della discussioni sui media. Noi non abbiamo opinioni da esprimere sull'argomento: come già detto, lasciamo che la giustizia, la politica e la diplomazia facciano il loro corso per non gettare  la benzina di opinioni personali, sempre rispettabili ma non certo autorevoli, sul fuoco di una situazione già delicata di per se.
Abbiamo quindi scelto di fare un giro della rete, alla ricerca di fonti autorevoli in grado di illuminarci sui caratteri principali della questione.
Abbiamo iniziato da GEOPOLITICA, la rivista online dell' istituto di alti studi in geopolitica e scienza ausiliarie che il 19 marzo ha  intervistato Paolo Bargiacchi, docente di diritto internazionale, secondo il quale:
“ll  comportamento delle Autorità indiane è del tutto contrario al diritto internazionale, dato che gli organi dello Stato sono immuni dalla giurisdizione penale dello Stato straniero quando svolgono attività iure imperii. La giurisdizione sui fatti commessi dai propri organi in territorio straniero spetta allo Stato di nazionalità come, ad esempio, avvenne nel caso del Cermis dove correttamente la nostra Corte di Cassazione dichiarò il difetto di giurisdizione del giudice italiano ed il pilota del velivolo militare fu poi processato da un tribunale militare statunitense.”

È del 22 Marzo, invece, l'intervento di Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, secondo il quale nella gestione della vicenda il governo italiano si è comportato “come un dilettante allo sbaraglio. E  neanche il governo indiano esce bene da questa vicenda. In questi mesi, è stato accusato di essere troppo tenero con il nostro paese e di aver rimandato in patria due assassini che dovevano essere giudicati da un tribunale locale. Le origini italiane di Sonia Gandhi, leader di fatto del Congresso e del governo, hanno fornito un appiglio ulteriore alla campagna elettorale delle destre indù”

Nemmeno l'Unione Europea pare uscire bene da questa storia: rispondendo a una lettera sulle pagine del Corriere, Sergio Romano commenta la presa di posizione della baronessa Ashton, alto rappresentante della UE, affermando che “ La signora Ashton ha detto che la Commissione non poteva prendere partito nella divergenza fra due Stati. È giusto. Ma avrebbe potuto aggiungere che il caso coinvolge un membro dell’Ue nell’ambito di un’operazione d’interesse generale perché diretta a garantire la sicurezza dei traffici marittimi. Gli indiani avrebbero capito che la Commissione non può essere indifferente all’esito della vicenda. La Gran Bretagna candidò Ashton perché non voleva che l’Europa avesse una politica estera comune. Ci è riuscita.”

In attesa quindi che vengano stabilite le competenze giurisdizionali, che vengano valutate  le responsabilità e che si accerti la verità, restano solo poche certezze: due indiani morti, due soldati italiani che fanno avanti e indietro dall'  India, il tentativo di strumentalizzare la vicenda a fini politici di qua e di là dell' oceano indiano.
E la saggezza di un vecchio proverbio indiano citato in un suo articolo su Limes da Francesca Marino:  
“L'elefante passa e va. Ma se tu nel frattempo ti attacchi alla coda, sei destinato a beccarti in faccia i poco piacevoli prodotti del suo posteriore.”
Noi abbiamo scelto di non attaccarci all' elefante: un diritto che rivendichiamo anche adesso, chiudendo questo argomento per affrontarne molti altri nei prossimi post.

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