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551. Una lezione dai ragazzi di DHL

illustratione: un sikh al volante di un furgone da corriere giallo, con la scritta India, sullo sfondo viola profili di cupole e minareti indiani

Oggi sarebbe potuta essere una giornata con precipitazioni abbondanti di nervosismo e malumore, come i temporali previsti che ancora non si sono scatenati. Dovevo fare delle commissioni per degli amici italiani, spedire semplicemente un po’ di lettere e poi tornare in ufficio.
Sembrerebbe un’impresa facile. Eppure le insidie si nascondono dietro ogni angolo.

Eccomi dal corriere DHL, con il pensiero di finire il compito in un’oretta al massimo e continuare con la mia giornata, magari persino mangiare un boccone. Invece.
Siccome io ho numerose lettere, nonostante sia entrata per prima, il pacco del signore arrivato dopo di me parte per Dubai prima delle mie lettere. E così anche il cellulare della ragazza entrata dopo il signore… e la lettera dell’ingegnere per Delhi.

Pazienza, siamo in India, funziona così. La fila non esiste, le logiche sono diverse. Pazienta.

Ecco il mio turno. Le lettere passano finalmente al vaglio del ragazzo al computer. Quattro vengono scartate perché in territorio non coperto dal servizio.
Ok, proverò con un altro corriere più tardi.
Intanto le lettere approvate rimangono inattese sul bancone. Entra un altro cliente con un piccolo pacco.
Capisco che restando ad aspettare sotto il condizionatore prenderò un attacco di rabbia e un raffreddore. Mi intrufolo nella conversazione ormai partita tra operatore e nuovo cliente per chiedere un preventivo della spedizione e approfitto della scusa di dover prelevare i soldi per uscire, cercare un altro corriere e inviare le lettere rifiutate.
Il ragazzo al bancone intuisce il mio nervosismo nascente, mi sorride e mi assicura che al ritorno le lettere saranno pronte con le ricevute da firmare.

Secondo corriere. Tre lettere partono, una non è recapitabile.
Finisco all’ufficio postale che, con i suoi tempi, consegna in tutto il paese, fino al più piccolo villaggio. Per oggi è troppo tardi, lo sportello raccomandate ha chiuso da cinque minuti. “Domani alle dieci” mi dice la signora dagli occhi gentili dietro gli occhiali. Tornerò domani.
Prima di ributtarmi dal corriere numero uno, faccio uno spuntino –ancora non ho pranzato e ci manca la fame a compromettere la mia pazienza!

Rieccomi in DHL. Le lettere stanno esattamente nello stesso posto dove le avevo lasciate. Non sembra che qualcosa, o qualcuno, si sia mosso. Infatti, quando domando cosa ci sia da fare mi dicono di sedermi sul piccolo e comodo divano. Adesso si inizia.
Entra un uomo alto, sorridente. I ragazzi lo salutano con calore, capisco che si conoscono, perdo la speranza di priorità, ma pazienza oggi era destino che andasse così. Inaspettatamente sento la parola PESCARA- curiosità. Il commesso, a cui in precedenza avevo detto di essere italiana, mi guarda complice e mi chiede: Pescara è a Roma? Non esattamente, ma la domanda porta al nascere di una nuova amicizia: il nuovo cliente è un medico ayurvedico che sta spedendo medicinali in Italia, dove ha vissuto anni fa per un breve periodo e in cui ha collaborazioni ormai da quattro anni. Parliamo italiano!
Anche per il dottore la spedizione si complica, non ha un documento di identità con sé e ha scordato di apporre un timbro. Ci scambiamo i telefoni e si congeda.

La coincidenza dell’incontro mi predispone alla positività.


Finalmente è il mio turno. Tutte le mie lettere sono destinate a organizzazioni no profit, i ragazzi DHL lo notano, mi guardano attentamente e fanno una chiamata a qualcuno in malayalam. Poi sorridendo mi comunicano che useranno l’account di un cliente amico e mi potranno così fare il 25% di sconto! Grandioso, non avevo nemmeno pensato di chiederlo.
Verso il tardo pomeriggio –ero entrata poco dopo l’ora di pranzo- ho finito di firmare tutte le ricevute e i bollettini compilati in triplice copia e sono potuta uscire, assicurando nel mio malayalam zoppicante che sarei tornata a salutare.


Della giornata mi rimane un ricordo assolutamente positivo, nessuna traccia della tensione per l’attesa e i tempi lunghi e una piccola lezione da ricordare in futuro in situazione di stress da fretta e lentezza di azione:


•    L’India regala gentilezza senza tornaconto spesso e con simpatia.
•    Intoppi e rallentamenti possono portare a novità inaspettate e piacevoli.
•    Le 24 ore indiane sono estendibili, flessibili e per certo meno “impachettabili” delle nostre italiane.
•    Per vivere serenamente in India non bisogna tendersi per il fattore tempo, in qualche modo quel che si ha da fare si farà –se non oggi magari domani. Va bene fare il possibile e spingere per ottenere ciò che si cerca, ma senza esagerare con lo stress inevitabile, inutile –anzi controproducente.
•    Mettersi in sintonia con le persone vicine rende la giornata più piacevole e i problemi più facili da risolvere.
•    Come insegnano lo yoga e le diverse scuole di meditazione indiane, e i ragazzi della DHL ti fanno notare: il presente va vissuto sul momento, senza proiezioni sul futuro (“Oh mamma quanto sono in ritardo non finirò mai di scrivere l’articolo!”) o sul passato (“mezz’ora fa mi avevi detto che avresti lavorato alle mie lettere”).
•    La pazienza migliora la vita, fa apprezzare il buono in situazioni avverse e ci rende meno marziani agli occhi degli indiani.

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