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550. Una mattina al kalari

kalaripayattu cover
Sono le sei e mezzo di mattina. Ci infiliamo in un vicoletto stretto al bordo della grande superstrada a quattro corsie in costruzione nella periferia sud di Trivandrum e troviamo il Madhava Matam C.V.N. Kalari, la palestra ha un aspetto semplice e dimesso. Ad accoglierci è Gouthaman, sui trent’anni, maestro e direttore del centro di kalaripayattu.
Gouthaman ha “ereditato” dal padre Ramachandran Nair (defunto lo scorso anno) la passione per il kalaripayattu ovvero l’arte marziale tipica dell’India meridionale, la conoscenza della terapia dei  marma e medicina ayurvedica e la palestra. E’ nato e cresciuto qua, nella casetta dal tetto spiovente che adesso è diventata ufficio e sale massaggio.  

Quando arriviamo alcuni praticanti stanno accendendo i lumini a olio per la preghiera rituale senza la quale l’allenamento non può avere inizio. La palestra è uno spazio rettangolare scavato a un metro di profondità nel cortile della casa, con il pavimento di terra battuta e sette altari negli angoli e lungo le pareti.
Al muro sono appese le armi usate durante i combattimenti. I colori caldi della terra, delle pareti pittate di rosso che riverberano alla luce dei lumini creano un’atmosfera accogliente e affascinante –peccato per la tettoia di metallo che ha sostituito l’originale fatta di foglie intrecciate e il neon che serve sicuramente a illuminare in attesa del sole ma getta una luce fredda e rovina le foto.

 

 

 

 

 

Poco per volta arrivano uomini, ragazzi e infine un bambino che viene ogni giorno ad allenarsi accompagnato dal padre prima di prepararsi per andare a scuola. Non ci sono donne, anche se non ci sono restrizioni –spiega Gouthaman prima di scomparire a fare un massaggio.

 

 

 

 

 

 

Uno alla volta, così come sono arrivati, gli studenti si congedano dal maestro toccandogli rispettosamente i piedi, si cambiano ed escono salutandoci con un sorriso e il volto rilassato. Sembrano pieni di energia nonostante l’ora e l’allenamento.

Il kalaripayattu, sottolinea Gouthaman nella chiacchierata alla fine dell’allenamento, è una pratica che coinvolge corpo-mente e spirito. Dopo anni di pratica continua, meglio se quotidiana, si acquisisce pieno controllo sul proprio fisico, si impara a vedere e sentire con il corpo. Nel percorso la mente è costantemente sintonizzata, le emozioni trovano espressione nel movimento e la disciplina aiuta a sviluppare autostima, senso di gruppo ed empatia. Tutto questo però non basta per essere un autentico guerriero kalari: la pratica fisica, la disciplina e la costanza mentale devono essere impregnati dall’anima del praticante. Il kalari è una pratica spirituale, anche se oggi  è molto difficile trovare discepoli interamente devoti al kalari. I tempi moderni pieni di attività, tensione e bisogni materiali in aumento non favoriscono questa arte marziale fatta di passione e dedizione. Il sistema di apprendimento con coinvolgimento totale tra maestro a discepolo (detto gurukul) è moralmente poco sostenibile oggi. Proprio per la frenesia della vita moderna, ritagliare del tempo ogni settimana, in maniera costante, per prendersi cura dello sviluppo fisico e dell’equilibrio tra corpo e mente attraverso l’allenamento del kalaripayattu è ancora più importante.

Salutiamo Gouthaman che il sole è ormai alto e il traffico intenso, il silenzio della mattina si è dissolto lasciando il posto al caos tipico di qualunque città indiana. Se non fosse così lontano da casa andare al kalari ogni mattina potrebbe insegnarmi ad affrontare il giorno con meno stress…la distanza e la levataccia mi dissuadono dal provare, per ora mi accontento dell’idea di tornare al il Madhava Matam C.V.N saltuariamente per un massaggio.

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