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270. La tradizione si srotola a Nag Panchami

Illustrazione con il dio Krishna che lotta contro un serpente a tante teste

Oggi ho comprato due chili di aglio,  l’ho tritato e immerso in un secchio d’acqua che poi ho sparso attorno alla casa: un antidoto keralese non per i vampiri, ma per tenere lontano i serpenti. Ieri mattina ne ho trovato uno piccolo, arrotolato tra le scarpe in veranda. 

Nei mesi dei monsoni molti serpenti si ritrovano con la tana alluvionata e il sangue troppo freddo e, cercando luoghi asciutti e caldi, si avvicinano pericolosamente al territorio umano. Così è che nel mese di agosto (l’11 agosto quest’anno) l’India celebra Nag Panchami, il festival dei serpenti.


Un tempo nelle acque del fiume Yamuna vicino a Vrindavan viveva Kaliya, un terribile serpente a mille teste che adorava mangiare le creature a sangue caldo e inquinare l’acqua con il suo portentoso veleno. Quando il giovane Krishna, incarnazione terrena del dio Vishnu, se ne accorse si tuffò nel fiume e il serpente immediatamente lo attaccò, ma il ragazzo non era un comune mortale e Kaliya si rese conto di avere messo la propria vita a repentaglio. Giurò di andarsene lontano, a vivere nelle profondità degli abissi dove non avrebbe più creato problemi agli uomini, e il dio non lo uccise. Nag Panchami ricorda la vittoria –generosa- di Krishna su Kaliya.
Secondo un altro mito la festa si deve a un re che, usando poteri tantrici, convinse i Naga a tornare sulla terra e controllare le pioggie. Per ringraziare i serpenti, il re istituì Nag Panchami (naga sono i serpenti divini e panchami è il quinto giorno della quindicina lunare).

Per i devoti di Shiva, dio selvaggio e dall’ira facile che si aggira con un cobra avvolto al collo, la festa di Nag Panchami offre l’opportunità di onorare le creature vicine al dio e, indirettamente, propiziarsi Shiva stesso. 


Nag Panchami è celebrata in tutto il paese, con intensità e modalità diverse.
Se amate trovarvi a stretto contatto con i rettili prediletti di Shiva, i cobra, potrete incontrarne un numero eccezionale nei villaggi del Maharasthra. Una legge per la protezione degli animali ne proibisce la caccia el’ uso per funzioni religiose, ma a Battis Shirala  (400 km a sud di Mumbai, tra Kolhapur e Sangli) la tradizione continua: giorni prima della festa gli incantatori, ottenuto il permesso dalle dea Amba devi -un fiore è posto sulla statua della dea, se cade a sinistra è un rifiuto- cominciano a cercare cobra e altri serpenti. La mattina della festa passano di casa in casa con il serpente in un’anfora permettendo alle donne di venerare il cobra in cambio di piccole donazioni. Quindi in processione raggiungono il tempio dove il sacerdote offre latte e curcuma ai serpenti che poi vengono liberati nel cortile per ricevere ulteriori offerte (si veda questo video).


Altrove a essere venerati sono oggi gli idoli che rappresentano le divinità serpente, i naga.  In Uttar Pradesh e Bihar gli hindu fanno lunghe code davanti ai templi per avere il darshan, la visione dell'icona di Shiva con il cobra. E dopo è festa, con combattimenti di lottatori, sfide di aquiloni, fiere e tanto cibo.


Nel sud dell’India le ragazze e le giovani spose tornano nella propria casa materna per la festa e la mattina presto offrono latte e altre offerte ai formicai della zona –ritenuti essere la residenza preferita dei serpenti. Così facendo assicurano salute e prosperità ai propri cari, proteggendo la famiglia da morsi velenosi.


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