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148. La grande ospitalità indiana

sulla porta di casa una coppia di indiani guardano verso l'esterno, a sinistra la scritta su muro bianco Atithi devo bhavah!

Non saprei dire in quante case sono stata invitata a pranzo in India, centinaia. Gli indiani sono molto ospitali e prendono quasi alla lettera i versi delle Upanishad  Atithi Devo Bhavah, l’ospite è Dio. Vi aprono la porta di casa e vi offrono cibo e attenzione.

Forse l’attenzione è eccessiva e i formalismi, diversi da quelli della nostra cultura, oscuri. Del primo pranzo in una casa indiana ricordo l’ottimo cibo e l’imbarazzo per gli occhi puntati su di me- ogni momento- e l’incertezza su come comportarmi: arrivare a mani vuote? Optai per una scatola di dolcetti, uno dei regali più comuni e meglio accolti. Se ci sono bambini un gioco per loro va altrettanto bene. In ogni caso non aspettatevi troppe dimostrazioni di riconoscenza, il vostro pacchetto sparirà immediatamente, impacchettato. Non si aprono i regali davanti a chi li porge. I vostri dolcetti non compariranno sulla tavola, non è un segno di mancato apprezzamento, è semplicemente costume.

Dopo pochi convenevoli, il pranzo;  a tavola nelle case urbane o su stuoie stese a terra in quelle più tradizionali. Ecco il momento più disorientante: nonostante le numerose persone presenti fui la sola a cui venne servito il cibo, tutti gli altri attorno ad osservarmi! Si usa, è un modo per dimostrare il piacere di servirvi, di avervi ospiti. Non succede sempre, nelle famiglie moderne ci si siede tutti assieme… o quasi. Solitamente la mamma non siede, impegnata a gestire i piatti dei commensali. Gli occhi curiosi che vi osservano non intendono dare giudizi su come mangiate, sanno che venite da lontano e non si aspettano che seguiate l’etichetta locale. Quindi rilassatevi e godetevi il cibo…

Ma, dove sono le posate? In India si mangia con le mani. Vedendo la vostra incertezza qualcuno verrà in soccorso con una posata, se non lo fanno imparerete presto il piacere di gustare il cibo dalla mano. La MANO, dovete usare solo la mano destra, la sinistra è poco igienica, impura e quindi non adatta al cibo (la destra è la mano della cucina, la sinistra quella del bagno). Non esiste un unico modo di mangiare: nel nord, dove prevalgono le chapati, bisognerebbe usare solo per prime due falangi delle dita, man mano che si scende verso sud, ricco di riso, aumenta la superficie di contatto. In Tamil  Nadu si maneggia il cibo con il palmo della mano, per ricavarne delle pallottole facili da ingoiare. Esperti viaggiatori del subcontinente sanno dirvi da quale regione un indiano proviene dal modo in cui mangia. Dunque per noi il free style, forse poco elegante, funziona benissimo. I vostri ospiti notano maggiormente lo spirito di adattamento ai loro costumi, che il disastro di macchie e avanzi di cibo che lascerete attorno al piatto.

Siamo nel vivo nel pranzo, tutte le pietanze vi sono state servite e iniziate a mangiare. Evitate di condividere il cibo del vostro piatto con altri, un’usanza decisamente malvista. Nel frattempo vi verseranno un bicchiere d’acqua. Meglio rifiutare educatamente il bicchiere, se non è acqua minerale o non sapete la provenienza. Portatevi una bottiglia e capiranno le vostre ragioni. Fin tanto che vedranno le pietanze scomparire dal vostro piatto gli ospiti continueranno a offrirvene altre. Un forte mal di stomaco mi ha insegnato come essere ferrea sul rifiuto di cibo: dimenticate la regola di buona educazione italiana e lasciate un po’ di avanzi, rifiutate le offerte che seguono e sarete tutti contenti.

Gli indiani non sono tutti uguali, ma i complimenti a tavola sono abbastanza diffusi. Le offerte di cibo sono insistenti perché è previsto il rifiuto per educazione. Questo vale soprattutto in Kerala, dove un’amica indiana mi ha detto vige la regola del 3: alla prima offerta devi dire di NO, alla seconda un no meno deciso e solo alla terza accettare- indipendentemente dall’intensità del desiderio (lei applicò la regola la prima notte che arrivò digiuna da una famiglia in Germania e si ritrovò a dormire a stomaco vuoto).

Altrettando comuni sono i formalismi linguistici. Se chi vi invita non sono amici cari meglio non chiamare nessuno direttamente per nome, ma aggiungere Mr, Mrs  o sir e madam (nel nord dell’India potete semplicemente aggiungere il suffisso -ji al nome).

Nonostante l’esitazione iniziale il mio primo pranzo fu memorabile. Ora non ho più imbarazzo, ho imparato alcuni trucchi per dimostrare riconoscenza e ogni invito è piacere puro- nulla è più buono del cibo delle mamme! I trucchi? Per esempio meglio un commento positivo a una pietanza di tanti grazie, che da queste parti sulle mie labbra suonano sempre un po’ formali e inappropriati.

L’India vi prende per la gola mentre vi stringe al cuore: Benvenuti a casa, lasciate le vostre scarpe fuori dall’uscio, please.

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