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378. Educazione Indiana

illustrazione: su sfondo verde saome di un occidentale e un indiano e in centro la scritta Come essere più educati

Linguisticamente l’India è un paese molto ricco, ben educato e cortese. Le buone maniere impediscono di rivolgersi direttamente con il nome proprio a una persona di età o rango superiore, si fa uso invece di onorofici e titoli di rispetto. 

 

Il nome proprio latita nella vita della gente. Spesso le persone sono chiamate pubblicamente con il titolo della professione che svolgono -ministro, dottore, ma anche sarto, lattaio ecc.- e a casa con il nome di parentela -mamma, zio, cugino…il vocabolario famigliare è molto ampio perché distingue non solo i diversi gradi di parentela ma anche quelli da parte paterna da quelli materni.
Persino i bambini hanno un nomignolo, un soprannome che si portano addosso tra amici e parenti per tutta la vita, tanto da riconoscersi di più in esso che nel nome vero e proprio.
Nell’India più tradizionale la moglie non pronuncia MAI il nome del marito, ma lo chiama generalmente marito o signore.
Non stupisce quindi che ci sia un’elaborata etichetta, costituita da una serie di titoli onorifici da usare nelle diverse situazioni a seconda delle differenze di età tra gli interlocutori (stupisce piuttosto come, aldilà delle diverse parole usate nelle diverse lingue, l’etichetta sia abbastanza uniforme in tutto il paese).


Come stranieri non occorre imparare tutte le tante lingue parlate in India, con un po’ d’inglese ve la caverete. Gli indiani sono tolleranti verso l’ignoranza culturale e l’incomprensione linguistica degli stranieri, sono abituati a essere flessibili -qua ogni poche centinaia di chilometri cambia la lingua- e fanno di tutto per venirvi incontro.

Se volete contraccambiare il riguardo, basta imparare qualche “etichetta” linguistica più comune da usare al momento opportuno, con il giusto interlocutore. Sembrerete educati e sarete ancora più benvenuti perché dimostrate di osservare il mondo che vi circonda.

 

Ecco il nostro piccolo glossarietto multilinguistico:

 

INGLESE (con questa lingue andate ovunque, ma sono pochi che la conoscono davvero bene):

Sir/Madam

In situazioni formali per rivolgervi a un uomo/una donna di rango o età superiore. Se conoscete il nome della persona potete usarlo dopo (a differenza dell’Italia, dove dopo Signore si usa il cognome, in India va usato il nome proprio). Se chiamate sir un uomo anziano di umili origini farete un po’ridere per l’eccesso di cortesia (è più appropriato uncle).

 

Uncle/aunty

In situazioni meno formali per rivolgersi a un uomo/una donna più grande, che non conoscete o conoscete poco (ideale per attirare l’attenzione di una persona di cui non ricordate o non sapete il nome)

 

HINDI( in tutto il nord del paese)

-ji

Utilissimo suffisso da fare seguire al nome proprio per riguardo in situazioni formali e informali, per uomini e donne (per esempio Binu diventa Binuji)

 

Bhaiya/ Didi

Per rivolgersi a un uomo/una donna famigliare o sconosciuta che ha qualche anno più di voi (bhaiya letteralmente significa fratello maggiore, didi sorella maggiore)

 

Bhai Sahab

come bhaiya, leggermente più rispettoso

 

TAMIL (in Tamil Nadu)

Ayya/Amma

Si usano per rivolgersi a un uomo o una donna molto più anziani (un po’come nonno/a).

 

Anna /akka (usati anche in Karnataka e Andhra Pradesh)

Si usano per rivolgersi a un uomo/ una donna che ha più o meno la vostra età e per attirare l’attenzione di un uomo/una doona che non si conosce

 

MALAYALAM (in Kerala)

Appacha/ammachi (pronuncia appacia/ammaci)

Si usano per rivolgersi a un uomo o una donna molto più anziani, titoli comunemente usati dai cristiani

 

Appooppa/ammoomma (pronuncia appuppa/ammuma)

Come sopra ma in ambienti hindu

 

Chetan (pronuncia ceta)

Per rivolgersi a un uomo famigliare o sconosciuto più grande di voi.

 

Chechi (pronuncia ceci)

Per rivolgersi a una donna più grande di voi.

 

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