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82. Il grande Mahakumbh Mela sta per iniziare

Raduno sulle sacre sponde
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela
Abluzioni di massa
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela
Acqua divina
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela
Bagno purificatore
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela
Offerta alla dea fiume
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela
Pellegrine
Foto di Filippo Cottone
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Kumbh Mela

A dodici anni dall’ultimo grande raduno religioso dell’India la città di Allahabad, in Uttar Pradesh, è nuovamente pronta a ospitare il Maha Kumbh Mela che si svolgerà dal 27 gennaio al 25 febbraio. Una visita al Maha Kumbh Mela è un’ottima occasione per vedere l’India religiosa in maniera intensa e concentrata. Maha in sanscrito significa grande, Kumbh è il vaso sacro, importante simbolo dell’induismo che rappresenta l’utero della dea madre, la forza generatrice e mela significa fiera, festa. Di Kumbhamela ce n’è uno ogni tre anni in quattro località, a rotazione. Vuole la leggenda che si celebri laddove alcune gocce della mitica amrita, il nettare dell’immortalità ottenuta dalla zangolatura dell’oceano di latte, caddero sulla terra, per l’esattezza nei fiumi: a Allahabad, Nasik, Ujjain e Haridwar. Nel giusto momento astrale, quando Giove entra in aquario e il sole in ariete, fare un’abluzione nelle acque sacre a Allahabad genera, si dice, un immenso merito religioso e cancella tutti i debiti negativi del karma, facilitando il raggiungimento del moksha, l’uscita dal ciclo delle rinascite. Talmente forte è l’influenza divina che le acque mantengono il potere sacro per un paio di mesi, prima e dopo il giorno climax che sarà il 10 febbraio. Così da gennaio fino all’inizio di marzo, il prayag, dove si incontrano i fiumi terresti Yamuna e il Gange e il mitico fiume celeste Sarasvati, diventa un immensa città di tende dove confluiscono milioni di persone da ogni parte del mondo e dai diversi percorsi di vita (l’affluenza prevista è sui 110 milioni). Il Maha kumbh Mela offre ai pellegrini la possibilità di purificarsi e avvicinarsi alla verità assoluta, di vivere alcuni giorni a stretto contatto con gli uomini di dio, gli asceti che dedicano l’intera vita alla ricerca spirituale e ai diversi capi di infinite sette religiose. Ogni giorno ci sono assemblee, dibattiti e programmi culturali, oltre naturalmente alle abluzioni della mattina e della sera che sono il fulcro del pellegrinaggio. Per i viaggiatori di altre fedi la Mela è la manifestazione di un’intera umanità e di una civiltà distillata in un piccolo spazio geografico sulla riva dei fiumi. Ognuno trova posto nel campo tende: dal guru che riceve i devoti su cuscini di seta broccata in tende con aria condizionata, agli asceti appartati in quelle modeste di materiale economico. Ci sono i capi politici, famiglie di contadini che viaggiano su trattori stracolmi da villaggi lontani e cialtroni i cerca di proseliti e offerte. Ad attirare maggiormente l’attenzione dei media, dei curiosi e dei pellegrini sono i naga sanyasi (o Baba)  , gli asceti nudi seguaci di Shiva (naga, nudo; sanyasi, rinunciante). Il giorno più sacro sono proprio loro a iniziare le abluzioni, attraversando in regale processione un corridoio umano che ambisce a toccare la sabbia su cui posano i piedi. I naga sono avvolti in un ambiguo mistero. Sono temuti, rispettati e guardati con sospetto allo stesso tempo. Non appartengono più a questo mondo pur vivendoci, e non si incontrano quasi mai. Non sono soggetti alle stesse leggi fisiche dei comuni mortali, perché con pratiche esoteriche e yogiche si dice abbiano trasceso i limiti. Non portano vestiti perché non ne hanno più bisogno, a proteggerli dal freddo è sufficiente la cenere sacra di cui si cospargono il corpo e i lungi capelli. Arrivano a centinaia per il bagno più propizio, giungendo dalle grotte sull’Himalaya dove conducono una vita solitaria senza contatto con il mondo degli umani. Ma nessuno li vede arrivare o ripartire, semplicemente compaiono.
Bagnarsi nelle sacre acque del Gange in inverno è per gli uomini comuni un’impresa che richiede coraggio. La temperatura notturna si aggira attorno ai 10°, talvolta scendendo ulteriormente e l’abluzione va fatta all’alba, quando i timidi raggi del sole hanno appena la forza di perforare la coltre di nebbia umida.
Se vi perdete questo grande Maha Kumbh Mela non occorre aspettare altri 12 anni: tra tre anni ci sarà il kumbhmela di Nasik quindi a Ujjain e ad Haridwar, anche se su scala più ridotta. Altrimenti potete optare per il piccolo Kumbh, l’Ardha kumbh mela, ad Allahabad tra sei anni o l’annuale versione in miniatura, il Magh Mela che inizia ogni anno a gennaio. Se decidete di andarci potete inserire la visita in un itinerario tra Delhi e Varanasi e, se vi piace allontanarvi dai percorsi più battuti, considerate anche una visita a Chitrakoot: un piccolo gioiellino di quiete sulle rive della sonnolenta Mandakini, un’oasi tranquilla dopo l’affollato pellegrinaggio del prayag.

Per vedere immagini più aggiornate potete collegarvi al Boston.com che al Maha Mumbh Mela in corso dedica una spendida galleria fotografica.

 

Crediti

in copertina foto di Filippo Cottone

nel testo:

Maha Kumbh Mela 2001 di Yosorian

Sadhu di Edson Walker
Naga in processione di Stefania Zamparelli

con licenza  Creative Commons License

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