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558. La vendetta sul grande schermo

Vendetta

Quanto il cinema influenza la società e quanto la società il cinema? Me lo sono chiesta ripetutamente ultimamente dopo essere andata a vedere un film. Gli ultimi tre film che ho visto erano uno dell’industria cinematografica keralese (Amar Akbar Anthony), uno tamil (Vedalam) e l’ultimo occidentale (Spectre, con 007).
In ognuno di questi film è presente la lotta tra eroe e antieroe e il tema della vendetta. I tre film sono decisamente diversi tra loro, ma a colpirmi in particolare è stato il modo di trattare la sconfitta del male.

 

Mentre nel film di James Bond l’eroe batte il proprio nemico e lo consegna alla giustizia, nei film indiani il nemico muore per mano dei “buoni” della storia. In India sul grande schermo si celebra la vendetta. L’eroe è tale perchè con tenacia, forza fisica, strategia riesce a scovare il proprio “cattivissimo” nemico e a distruggerlo – meglio ancora se a mani nude.

A giudicare dal cinema si direbbe che l’India abbia un culto per la vendetta.


Sono uscita dalla sala quasi spaventata dal film malayalam: tre giovani amici sono coinvolti in una storia di pedofilia e omicidi. A commettere i crimini sono un bracciante del nord dell’India e un rispettato e subdolo “zio” della comunità locale. Il film, che ha avuto un discreto successo e attirato un ampio numero di spettatori tra cui molte famiglie, è principalmente una commedia comica con aggiunta di tragedia e azione. Ogni tema compare in maniera superficiale per condire la storia con emozioni iperboliche – come usuale nei film masala di tradizione indiana. La scena finale è scioccante: i tre amici si trasformano in paladini della giustizia e vendicano la morte della piccola bambina del quartiere uccidendo a mani nude i cattivi, sotto lo sguardo tollerante della polizia che lascia fare.
I miei amici e il pubblico presente in sala sembrava felice del finale, la vendetta passa come un giusto atto per punire i colpevoli. Non sembravano notare nessuna nota discordante, in risposta alla mia perplessità sul tipo di messaggio che il film potrebbe comunicare alle masse mi hanno detto “se avessero fatto arrestare gli omicidi sarebbe dovuto esserci un processo e magari, con i tempi e le modalità della legge, sarebbero persino potuti tornare in libertà! E poi noi veniamo al cinema per svagarci, non per pensare”.


Il mio sguardo sul film è sicuramente molto diverso dal loro, ed è possibile che a loro il finale di 007, in cui James Bond si astiene dall’uccidere il nemico dicendo “Ho altre cose a cui pensare” scomparendo lentamente dalla scena verso la bella giovane protagonista che lo aspetta, non dia molta soddisfazione.


L’altro film tamil è forse meno impressionante. Tutta la storia ruota attorno alla forza del supereroe, un ex criminale spinto all’azione unicamente dal profitto economico che l’incontro con una povera ragazza, figlia di genitori ciechi e immacolati, trasforma in paladino di giustizia. La polizia non può proteggere i deboli, spetta all’invincibile protagonista sconfiggere la banda di potenti criminali e vendicare la morte degli oppressi. Tutto sembra un pretesto per mostrare le doti dell’eroe, la sua immensa forza fisica e determinazione. È talmente iperbolico – i buoni sono troppo buoni, i cattivi estremamente cattivi, l’eroe esageratamente mitico- che anche la vendetta è semplicimente inevitabile. Come un avatar mitologico l'eroe sconfigge i cattivi sulla terra e ristabilisce l'ordine.


Almeno nei film, l’uomo comune ripara le ingiustizie, lo spettatore gode della forza e libera forse le frustrazioni che subisce nella vita reale. Così come al cinema sogna del grande amore, che nella quotidianità spesso gli sfugge, controllato e sminuito nel bisogno di ordine di una società che perpetua il matrimonio combinato.
Purtroppo però la vendetta sembra trovare spazio anche nella vita reale. Si leggono e si sentono in continuazione notizie di delitti mossi dal desiderio di riparare a un’onta. La società indiana che va al cinema a divertirsi vedendo eroi massacrare chi gli ha fatto un torto, non disapprova e condanna la vendetta (sui giornali spesso chiamata proprio vendetta - mi domando se sia un prestito dall’italiano e dall’idea molto “cosa nostra” dell’onore...)

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