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326. Humanure e il bagno ti ricarica

Illustrazione di HHP: un indiano siede nudo su un water con una lampadina accesa collegata alla base del water

In India ci sono più cellulari che bagni, e scarseggia l’energia elettrica. Secondo i dati del censimento del 2011 il 46,9% della popolazione ha il bagno in casa e il 53, 2% possiede un cellulare – tradotto in numeri 642 milioni di indiani non usano toilet, 644 hanno un cellulare anche se ben 400 non hanno accesso all’elettricità. Anoop Jain, un giovane indiano, ha fatto due più due e ha messo in moto Humanure Power Project per risolvere il problema della defecazione a cielo aperto e creare elettricità pulita.


Cosa significa non avere un bagno?

Se siete di passaggio in un villaggio in India è una semplice avventura, per chi ci vive è un’abitudine atavica, particolarmente spiacevole per le donne costrette a “programmare” i propri intestini per evitare di mostrare parti intime del corpo nelle ore di luce. A defecare si va rigorosamente accompagnate da altre donne e a testa coperta –nella speranza di non essere riconosciute se adocchiate da passanti casuali o intenzionali. La mancanza di bagni adeguati a scuola spinge inoltre molti genitori a sospendere gli studi delle figlie adolescenti.
Andare di corpo all’aperto significa accucciarsi in qualche campo -negli slum urbani spesso tra i binari del treno (il mio primo ricordo di Mumbai sono tanti uomini intenti a defecare apertamente mentre il mio treno entrava in città)- o in riva a stagni e fiumi. Scaricate le feci ci si sciacqua, con la stessa acqua dello stagno se ci si trova in zone con scarse risorse idriche. Una delle conseguenze sanitarie più immediate di questa malsana prassi è la diffusione di malattie infettive, prima fra tutte la dissenteria, ma anche il tifo e la malaria.

Per molti indiani non avere un bagno è scomodo, ma non è un problema. Non sono pronti a investire soldi, se ci sono, per costruirne uno. Mentre con il letame delle vacche si cucina e si intonaco pareti e pavimenti, le feci umane sono considerate altamente impure e tenerle lontane dalla sacralità della casa è un bene.


Per risolvere il problema Anoop Jain e un team di studenti hanno ideato Humanure Power Project, partito come progetto pilota nello stato del Bihar, uno dei più carenti in materia di sanitari. Far cambiare idea sui bagni, rendendo partecipi attivi i destinatari, è il primo obiettivo -o costruire toilet non porterà a nessuna vera soluzione igienica. Negli stessi villaggi dove mancano i bagni, manca anche la luce, ma gli indiani non rinunciano per questo a possedere un cellulare. Anoop ha quindi pensato di produrre energia sfruttando il biogas della feci umane e venderla a prezzo nominale per poter coprire i costi di costruzione e mantenimento di bagni pubblici e incentivare la popolazione a usarli.
Tecnicamente le feci raccolte nelle toilet pubbliche finiscono in un generatore di biogas che produce metano. La combustione del gas genera elettricità. 90 kg di feci producono energia sufficiente a illuminare per sei ore 1200 lampadine da 60w. Dal momento che nei villaggi indiani spesso non ci sono nemmeno gli impianti elettrici Humanure Power Project ha risolto il problema della distribuzione con delle batterie ricaricabili a 12 volt che possono essere facilmente trasportate e vendute, a prezzo nettamente inferiore rispetto al kerosene normalmente utilizzato per avere la luce. Quando la batteria è scarica si restituisce ai centri di distribuzione che la sostituiscono con una carica.


Un’idea semplice,  debitamente spiegata e diffusa dal team di HHP ai destinatari in Bihar che cominciano a vedere l’utilità delle toilet pubbliche e convincere gli incerti a usarle e costruirle. Perché più usi il bagno, più ricarichi di energia il cellulare e il villaggio!

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