L’arte del fare le chapati è insegnata a ogni (brava) ragazza indiana fin dall’infanzia. Tonde chapati ben cotte fanno parte della dote di una donna. Dalle chapati dipende la felicità del matrimonio. Questa predeterminazione di genere è forse la componente più ostica da accettare per imparare l’arte e preparare gustose chapati. Obiettivamente la ricetta non è complessa e con un po’ di pratica si possono ottenere ottimi risultati:
Ingredienti (per circa 12 chapati) 2 tazze di farina di grano integrale (la farina indiana di chiama atta- acquistabile nei negozi asiatici) Acqua (meglio se tiepida) Sale a piacimento (in molte case del nord India non si usa affatto) Olio o latte o jogurt opzionali (solo se volete chapati più morbide)
In un recipiente mettete la farina (aggiungete sale e olio se desiderate). Versate piano piano l’acqua mentre impastate
Il segreto sta nell’impastare: potete usare la tecnica indiana che prevede di usare solo la mano destra o all’italiana con due mani, l’importante è che maneggiate abbastanza a lungo, aggiungendo la giusta quantità d’acqua (volendo anche jogurt o latte) per ottenere un impasto mediamente morbido che si stacca dalle pareti.
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Staccate una piccola quantità di pasta e formate una palla tonda delle dimensioni di una pallina da golf.
Nel frattempo mettete a scaldare una padella piatta (o se l’avete il tava) su fuoco basso. Infarinate la palla e schiacciatela a formare un disco.
Stendete la pasta con un mattarello fino a formare dei dischi sottili (più sottili sono più digeribili le chapati) di spessore uniforme. La pratica vi renderà maestri dell’arte. La tecnica di base consiste nel premere leggermente di più su una delle due estremità del matterello facendo ruotare la pasta sul piano.
Appoggiare la chapati sulla padella (si consiglia di rimuovere la farina in eccesso per evitare che bruci) e attendere che si formino delle piccole bolle sulla superficie.
Girare la chapati sull’altro lato (la padella deve essere molto calda, se necessita alzare il fuoco).
Quando i bordi si sollevano e si formano le piccole bolle (pochi secondi) rigirare la chapati sul primo lato.
Con un panno premere sui bordi facendo gonfiare la chapati (un’altra tecnica è appoggiare direttamente la chapati sulla fiamma).
Togliere dalla padella e servire calda (o conservarla in un recipiente termico, ma le chapati si appiattiranno e perderanno la leggerezza data dal rigonfiamento).
L’India del nord mangia chapati, a pranzo, cena e spesso anche a colazione. Chapati è il pane per antonomasia. Seguono le roti, ma la differenza è così sottile che per roti e chapati si intende spesso la stessa cosa. Come un italiano non può vivere senza il pane, così per un indiano del nord non c’è pasto senza chapati. Nel nord del paese il profumo della chapati che cuociono sul fuoco vi si deposita sulla pelle, mentre il sapore piano piano entra nel vostro organismo e comincia a fluire nel vostre arterie, a essere la parte indiana del vostro sangue. Solo dopo molte chapati, consumate in miriadi di case, ristoranti e bugigattoli ai bordi della strada potrete finalmente cominciare a sentirvi a casa in India. Rifiutarle implica rigettare la cultura del Paese, rimanere visitatori superficiali che guardano la vita scorrere oltre l’obiettivo di una macchina fotografica. L’India è accogliente, vi stringe subito in una caldo abbraccio con un largo sorriso. Le chapati sono il confortante benvenuto, che vi invita a mangiare e sentirvi a casa. Il peperoncino e le spezie immediatamente vi ricordano che siete altrove e che ci sono molte cose da imparare per apprezzare la nuova terra, e non tutte facilmente digeribili. Mangiando cominciate un pasto dopo l’altro, una città dopo l’altra a conoscere l’India. Qualche volta vi sentite respinti, altre ben accettati. Come ospiti le mamme vi saziano con sottili chapati cotte sul tava, una padella semipiatta di ferro massiccio. In Punjab assaporate le maki roti, gialle di farina di grano turco. Nelle nebbiose mattine invernali della campagna rajasthana spesse bajre ki roti di farina nera spalmate di ghee si prendono cura del vostra salute, proteggendovi dal freddo. Come cibo offerto da chi non ha molto altro da darvi, cotte su fascine di legno raccolte ai bordi della strada, vi sembrano il cibo più saziante e indigesto del mondo. Le chapati vi accompagnano anche nel sud, diventando sempre più sottili e salate.
Se il vostro stomaco rifiuta il nuovo mondo, mamma India vi prende per mano e vi regala un assaggio di naan, un soffice pane di farina bianca cotto al forno,che ricorda una sottile focaccia e vi fa dimenticare il sapore integrale del Paese. Il naan è il pane dell’occasione speciale e del turista: le chapati sono la quotidianità. Senza nemmeno accorgervene le chapati entrano nel vostro sangue, forse modificando anche il DNA, e vi ritroverete a pensare a loro con l’acquolina alla bocca mentre aspettate l’ora di pranzo, scendendo da un treno o lavorando danvati a un computer.
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