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87. Un addio al re del sitar

Ravi Shankar e il suo sitar

Se di qualcuno si può dire che sia stato la voce dell'India nella musica occidentale, questo è sicuramente Ravi Shankar. Scomparso l'11 dicembre all'età di 92 anni, questo musicista è identificato da tutto il mondo occidentale della musica con lo strumento che ha fatto conoscere durante le sue esibizioni al festival di Monterey, a Woodstock  e al concerto per il Bangladesh.
Fu proprio in quegli anni che Ravi Shankar e il suo modo di fare musica, facendosi forti del fascino che la cultura orientale esercitava sui movimenti giovanili a cavallo fra gli anni sessanta e gli anni settanta, incantarono i più grandi musicisti della scena rock e pop.
A partire dai Beatles, che con un suo accordo di sitar aprivano la loro Norvegian Wood, e dai Rolling Stones che usarono il sitar in Paint it Black: contaminazioni interessanti, sicuramente, ma lontane anni luce dal significato originario di questo strumento che per molti, in India, rappresenta la voce di dio.
Il sitar, infatti, era usato originariamente per accompagnare il canto dei raga, le forme melodiche della musica indiana su cui, per esempio, si basa la recitazione dei mantra religiosi.
Proprio ai raga è stata dedicata una delle ultime fatiche di Ravi Shankar, un cd prodotto da George Harrison, rimasto legato al maestro indiano da rapporti profondi di stima e di amicizia fin dai tempi dei Beatles. In Chants of India, questo il nome dell'album, Shankar rivisitava i più classici mantra della tradizione indiana, sotto la direzione musicale della figlia Anoushka (figlia che, bisogna dirlo, non è l'unica ad aver ereditato il talento musicale di questo grande maestro: anche se da lui non è stata ufficialmente riconosciuta, è sua figlia anche la cantante Norah Jones che canta insieme ad Anoushka in questa splendida canzone).
Intorno al progetto CHANTS OF INDIA, infine, ruota il magnifico documentario RAGA, trasmesso di recente dal canale tematico Classica  e reperibile comodamente su youtube. A marzo di quest'anno, infine, quello che ormai resterà il suo ultimo progetto: The Living Room Sessions, part 1. Titolo che, pensando alla spiritualità indiana, sembra il desiderio di non mettere comunque una parola fine.
Quindi arrivederci, maestro Shankar: possa il tuo sitar vibrare in accordo con l'infinito.

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