Gruppo Zenit è stata una fra le prime aziende italiane di Information Technology a collaborare quotidianamente con l'avanguardia tecnologica del subcontinente indiano. Da questo rapporto è nato un magazine dedicato a chi vuole orientarsi fra gli usi e i costumi di un Paese ricco di storia e di cultura, di contraddizioni e di opportunità di sviluppo e dove tutto, dal passato al futuro, è sempre presente. Un Paese da scoprire visitandolo, lavorandoci o anche soltanto leggendo le storie e i suggerimenti che abbiamo raggruppato per voi in sei categorie che faciliteranno la ricerca e la consultazione:

ABOUTINDIA
E' IL MAGAZINE DI GRUPPO ZENIT

STORIE, CONOSCENZE, ESPERIENZE

NATE DALLA COLLABORAZIONE QUOTIDIANA

FRA DUE CULTURE.

THE OCHRE BEACH

L’OASI PERFETTA PER SOGGIORNARE E IMMERGERSI

NELL’AUTENTICITÀ DELL’INDIA, DOVERE VIVERE I COLORI, I SAPORI,

LA MUSICA E L’OSPITALITÀ DEL KERALA E DELLE SUE MERAVIGLIE.

Luoghi, monumenti, alberghi e mezzi di trasporto
Dal cibo ai costumi, tutto quello che fa India
Eventi e festival in India e in Italia
Storie, leggende e racconti da un Paese incantato
Numeri, notizie, curiosità dall' India
L'India vista dall'Italia
Attualità

Bastoni e sari rosa per difendere gli oppressi

Così nasce la gulabi (rosa) gang. Non una gang vera e propria, atta al crimine. La gulabi gang è votata alla giustizia e alla sua applicazione là dove la giustizia non può arrivare.

Image

Sampat Pal Devi è una bambina del distretto di Banda, Uttar Pradesh. La sua famiglia è poverissima e vive nella miseria di chi è quasi un intoccabile. In quel dell’India la povertà sembra scrivere un destino inesorabile per tutti, che non lascia scampo alle libere scelte.
Quando un giorno, mentre si prende cura delle pecore, Sampat vede dei bambini ben vestiti che si dirigono, in un’ordinata fila, da qualche parte, sa che quei ragazzi sono ricchi, e stanno andando a scuola.
Qualunque cosa sia una scuola.
Sampat sa che non può che sognare di andarci: ha una famiglia e deve provvedere a portare a casa qualcosa da mangiare. Però lei è una ragazza sveglia, e non si arrende.  Da quel giorno e molti altri a seguire, Sampat segue i bambini di buona famiglia e attende la fine della lezione per intrufolarsi nelle aule vuote. Osserva quelle grandi lavagne piene di scritte: è tutto nuovo, mai visto, e lei memorizza quei complicati segni che ci sono sopra.
Nella polvere delle strade, dove nessuno può vederla, Sampat si accovaccia a terra e prova a riprodurre a memoria quello che ha letto. Poi attira l’attenzione di suo fratello, o di altri ragazzi che vanno a scuola. Con le dita sporche di terra, chiede “Che cosa è questo? E quello?”
Ed è in questo modo Sampat impara a leggere e scrivere. Impara a scrivere nonno, zio – conosce la differenza tra vocali lunghe e corte. Tutto da sola.
Finché suo zio non la scopre.
Se ne stava accovacciata a scrivere a terra, quando suo zio è emerso dalle ombre. Sampat si copre il viso, terrorizzata.
«Che cosa stai facendo?» le chiede.
«Sto studiando,» lei risponde, incerta.
«Ah, così vuoi studiare?» domanda lo zio, e nei giorni successivi organizza l’ammissione di Sampat alla scuola.
La scuola è un posto difficile per le donne: l’organizzazione statale è misera, e non è pronta ad accogliere le ragazze che potrebbero volersi inserire. I ragazzi le spaventano, le maltrattano. Non sono abituati alla loro presenza in sede di lezione. Così le bambine non vanno, rimangono a casa con la famiglia.
E crescono fino a diventare donne illetterate, analfabete e, cosa più importante, incapaci di discernere e rivendicare i loro diritti. Quando una persona non sa che cosa può chiedere per sé, diviene facile preda di oppressione e abuso da parte di chi ne sa un po’ di più o, peggio, da parte degli uomini della loro vita.
Sampat Pal lo sa bene: nonostante sia illegale da moltissimi anni, lei è stata costretta a sposarsi a dodici anni con un contadino e venditore di verdure molto più vecchio di lei.
Un giorno vede una donna che viene picchiata a sangue da suo marito. Lei interviene per difenderla, ma non fa che mettersi in pericolo a sua volta. Quando l’uomo abusa anche di lei, Sampat reagisce.
Qualche giorno dopo torna sul luogo del delitto in compagnia di altre quattro donne in sari rosa: ognuna di loro brandisce un bastone di bamboo, e si vendicano di quell’uomo.

Così nasce la gulabi (rosa) gang. Non una gang vera e propria, atta al crimine. La gulabi gang è votata alla giustizia e alla sua applicazione là dove la giustizia non può arrivare.
Sampat non si fida della polizia: preferisce fare da sé. E così il suo movimento ha preso piede e sempre più donne vi aderiscono, riscoprendo il loro valore, le loro qualità e ciò che spetta loro di diritto. Sampat aiuta le donne anziane che non possiedono un certificato di nascita a rivendicare una pensione di qualche rupia per vivere più dignitosamente, ascolta i problemi dei negozianti locali e tenta di risolverli. Il suo impegno sociale non si limita alle donne, che comunque fanno parte della categoria più oppressa: si rivolge anche agli uomini, e rispetta i loro bisogni.
La Gulabi Gang si impegna affinché le donne acquisiscano una sicurezza sociale tale da permettere loro di trovare lavoro: dal lavoro nasce il senso di indipendenza, la fiducia in se stesse e l’istinto a proteggersi da situazioni di abuso da cui non possono fuggire a causa della loro estrema povertà.
Perché il rosa? Sampat dice che non c’era altro colore che non fosse già stato preso dalle fazioni politiche, e lei con la politica non vuole avere niente a che fare. Lei combatte per le strade, si batte per chi non ha voce per farlo e non ha interessi a entrare nel sistema.

La sua lotta è diventata un esempio per tutti: un faro di speranza per chi non ha niente, e un motivo di ammirazione e incoraggiamento per chi, come noi, è fortunato abbastanza da capire l’importanza dell’istruzione – avendone avuta una.
Se volete sapere di più sul movimento di donne che si batte per la giustizia, questo è il loro sito internet. Piemme ha anche dedicato una pubblicazione alla vita della fondatrice, “Con il sari rosa”. Da non perdere per conoscere il lato coraggioso delle donne dell’India povera.


Warning: Undefined array key "HTTP_ACCEPT_LANGUAGE" in /var/www/www.aboutindia.it/public/pageRedirect.php on line 194

Deprecated: strpos(): Passing null to parameter #1 ($haystack) of type string is deprecated in /var/www/www.aboutindia.it/public/pageRedirect.php on line 195