Bija, seme. Questo è il nome della prima aiutante che Vandana Shiva ha avuto nella costruzione di Navdanja, il progetto di conservazione di semi che dal 1987 si propone di favorire la biodiversità nell' agricoltura come modo per combattere la povertà e la desertificazione del territorio.
Abbiamo conosciuto la storia di Bijia guardando su Youtube il bel documentario che Maurizio Zaccaro ha dedicato all' attivista indiana che ricopre la carica di vicepresidente di Slow Food e che venerdì 9 novembre parlerà a Perugia durante l' incontro “Dalle Colture alle culture”.
Bijia si era presentata a casa di Vandana Shiva proponendosi come aiuto per pulire e lavare i piatti “Ma a casa nostra” le rispose Vandana Shiva “ognuno ha sempre lavato i propri piatti e non avevamo bisogno di questo tipo di aiuto”. Saputo però che Bijia veniva dalla campagna dove aveva sempre fatto la contadina, le chiese di aiutarla a seminare e coltivare nel giardino della sua casa di Dehli i semi che stava iniziando a conservare.
Da quegli inizi pionieristici Navdanja, che prende il nome dall' antica abitudine dei contadini indiani di seminare diverse varietà di colture nello stesso terreno per mantenerne la fertilità, si è diffusa in 17 Stati dell' India costituendo 111 differenti banche per la raccolta delle sementi, e seme dopo seme Vandana Shiva è diventata un punto di riferimento per chi si occupa di biodiversità e di lotta agli OGM grazie anche alle sue prese di posizioni drastiche quanto controverse.
Così mentre il premio Nobel per la pace e padre della Rivoluzione Verde Norman Borlaug sottolineava l'impraticabilità su scala globale delle tecniche di coltivazione proposte da Vandana Shiva, lei nel 1999 chiedeva all’India di rifiutare gli aiuti alimentari offerti dall' Oxfam perché non era garantito che fossero “OGM free”.
Nel 2001, dopo l'attacco terroristico alle torri gemelle, Vandana Shiva decise di fondare, nella fattoria biodinamica di Navdanja annidata fra l'Himalaya e la pianura del Gange, un’università della terra dove insieme a 250 varietà di riso e altre centinaia di piante precedentemente a rischio di estinzione, si coltiva la speranza in un mondo basato su valori di convivenza, pace e democrazia.
Anche questa università, come la prima aiutante di Vandana Shiva, si chiama Bija. E chissà che da questo seme possa davvero nascere un mondo più equo.
Crediti
Immagine in copertina elaborazione della foto di CIAT
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