Un viaggio da Mumbai alle grotte di Ajanta e Ellora, passando dalla mistica Nashik, un itinerario nel cuore dell’India centrale, per affondare ogni passo nella terra fertile della civiltà indiana e nella sua storia antica e moderna.
L'ipnotica Mumbai
Una città che non dorme mai e non sta mai ferma. A prima vista Mumbai colpisce per la quantità di gente che ne percorre le strade, che sale sui mezzi di trasporto, che cammina verso qualche destinazione.
Mumbai è una splendida città piena di arte, cultura e vita, crocevia di persone, culture, sogni e ambizioni. Andrebbe esplorata con calma, magari non come primo accesso all’India –potrebbe spaventare più del necessario- e non per cercarne i monumenti.
Da vedere: Gateway of India, l’arco trionfale costruito per il re Giorgio V e la regina Mary che da allora accoglie tutti coloro che arrivano in India via mare. Alle sue spalle il Taj Palace, il primo hotel di lusso indiano dellla città. Il museo Prince of Wales interessante sia come edificio che per le collezioni che custodisce. La stazione ferroviaria Victoria Terminus e tutti gli altri edifici di stampo inglese dei dintorni. La zona di Kala Ghoda con le migliori gallerie d’arte. E poi i bazar (sia quelli di Colaba che il più caratteristico mercato delle pulci Chor Bazar). Un tramonto su Marine Drive e una passeggiata in spiaggia. I Dhobi ghat dove ogni giorno si assiste all’intensa attività di lavandai. La moschea e la tomba di Haji Ali in mezzo al mare. Gli studio Eros dei film Bollywood. E, a un’ora di nave, le grotte di Elephanta.
La sacra Nashik
Meta frequentata da centinaia di pellegrini che ogni giorno animano le sponde a gradinate lungo il fiume sacro, la Godavari, e i numerosi templi. Offrono incenso, fiori, preghiere, lumini, liberano nella corrente le ceneri dei morti e fanno abluzioni che li sollevano dai fardelli quotidiani, promettendo la liberazione dal ciclo eterno del divenire. Come tutti i luoghi di culto e pellegrinaggio hindu, Nashik mette contraddittoriamente insieme purezza e squallore, spirito e mercato, preghiere e frastuono.
Da vedere: La parte più interessante della città è Panchavati, dove ci sono i principali ghat sacri. Vuole la leggenda che qua abbiano trascorso alcuni giorni del loro esilio il dio Rama, con la moglie Sita e il fratello Lakshman –proprio a Nashik la bella Sita sarebbe stata rapita dal demone Ravana.
Da non perdere: Dal 14 luglio al 25 settembre quest’anno ci sarà il Kumbh mela di Nashik, un grande evento religioso che si ripete qua ogni 12 anni. Le piscine sacre di Ramkund e Kushavarta (a Trimbakeshvar) saranno testimoni di un’intensa attività rituale e religiosa. Arriveranno santoni (sadhu), capi spirituali, monaci e fedeli da tutta l’India e curiosi da tutto il mondo.
Le sorgenti della Godavari
Per fare un’immersione profonda nell’India hindu non occorre che vi tuffiate tre le acque olivastre della Godavari a Nashik, basta percorrere la trentina di chilometri che vi separano dal tempio di Trimbakshwar e dalla piscina sacra Kushavarta.
Il tempio è uno dei 12 Jotirlinga, ovvero uno dei potentissimi luoghi dove il dio Shiva si è manifestato come colonna di fuoco (per conoscere il mito del Lingam leggete Si racconta a Shivaratri).
Altrettanto santa la piscina di Kushvarta, costruita attorno alla sorgente della Godavari, il più lungo e sacro fiume dell’India centrale. Le sue acque sono così energetiche da cancellare in un baleno tutte le colpe commesse da voi e dai vostri antenati, se lo richiedete come fanno i numerosi devoti che qua giungono appunto per questo tipo di cerimonia (shraad).
L’ambientazione è affascinante, montagne vetuste vi circondano, alberi dalla chioma immensa vi sovrastano e tutto attorno a voi uomini e animali vi fanno percepire gli scoppietti di una spiritualità piena di vita. Niente tappa da pacchetto turistico, qua siete davvero viaggiatori, spinti dell’indispensabile sensibilità verso una cultura lontana.
Le cantine Sula
Dopo tutto questo parlare di spirito, vi viene in mente un altro tipo di spirito che può essere imbottigliato e cominciate a sentire la gola secca? Siamo nel posto giusto: sull’altopiano attorno a Nashik ci sono fertili campi agricoli, ideali per la coltivazione della vite per produrre vino. Le cantine Sula lo hanno scoperto agli inizi degli anni novanta e il primo vino bianco della cantina è stato commercializzato nel 2000, iniziando quella che qualcuno definisce la rivoluzione enologica dell’India. Oggi le cantine Sula sono le numero uno in India, con una distribuzione capillare e il desiderio di migliorare e crescere.
Le cantine si possono visitare. E’ una gita curiosa e piacevole (notate i macchinari, molti sono italiani!), il paesaggio in cui si distendono le vigne è costellato di laghi e la vista è cullata dalle colline e poi, dulcis in fundo, alla fine dell’escursione guidata potete sedervi nella splendida terrazza della sala degustazioni e comodamente decidere quale sia il vostro vino preferito. Per un relax di lusso potete anche pernottare nel resort delle cantine, lo Stay Beyond.
Aurangabad, la Moghul del Deccan
Aurangabad, la città di Aurangazeb – imperatore moghul- non ha molto di imperiale da offrire, tuttavia è comoda come punto di appoggio per le visite alle grotte di Ellora e Ajanta, e solletica la voglia di esplorare gli angoli meno battuti dal turismo. Per esempio mettendosi alla ricerca delle 52 porte che facevano breccia nelle mura della città un tempo.
Da vedere: Bibi ka Maqbara (1651-1661), meglio conosciuto come il Taj Mahal del Deccan, il monumento funebre della moglie di Aurangazeb. A circa 9 km si trova invece Panchakki, un mulino ad acqua per macinare il grano necessario a sfamare i devoti che venivano a prestare omaggio alla tomba del santo sufi Baba Shah Muzafir, che risale all’inizio del XVI sec. All’epoca deviarono con un condotto sotterraneo l’acqua di un fiume a 8 chilometri di distanza, e creano in luogo una cascata dalla gettata alta a sufficienza per generare l’energia necessaria al mulino. Poi arrivarono il giardino, la piscina quadrata, la fresca sala colonnata vicino alla moschea e il gigante albero che offre ai forestieri ombra sotto cui riposarsi cullati dal suono dell’acqua in caduta. Fuori porta, a circa 5 km, le Grotte di Aurangabad danno un assaggio dell’arte buddista dell’intagliare templi nella roccia (per un sostanzioso approfondimento sulle grotte si veda The Buddhist caves at Aurangabad)
Le grotte di Ellora
Non ci sono parole per descrivere Ellora. Pensate: un giorno, verso la fine dell’VIII sec, un re vide racchiuso nel cuore di una massicciata un magnifico tempio che ricordava nientemeno che il mitico monte Kailash, dimora del dio Shiva. E cosa fece? Convocò architetti visionari, distribuì scalpellini e fece scavare la montagna per fare uscire dalla roccia il suo sogno.
Circa duecento mila tonnellate di roccia furono asportate, l’equivalente di 100 anni di scalpellate ininterrotte con una punta da 1.5 cm, per dare luce al tempio di Kailashnath, grande due volte il Pantheon di Atene.
Non si può dire che gli indiani antichi mancassero di fantasia, estro, determinazione e una punta di follia. Inoltre il Kailash non è solitario, è la grotta n. 16 delle 34 che costituiscono il sito archeologico di Ellora, patrimonio dell’Unesco. Sono tutti templi o monasteri scavati nella roccia tra il V e il X sec d.C, divisi in tre gruppi: buddisti, jainisti e hindu.
Da vedere: Tutto! Con un occhio di riguardo per la grotta buddista n.10 detta “del falegname” per via del soffitto che sembra fatto di legno e, naturalmente il Kailashanath Temple.
Consiglio: fate gli esploratori, entrate nelle celle buie e soffermatevi sui dettagli e i miti narrati dalle sculture (meglio se accompagnati da una guida esperta o dopo avere approfondito con qualche lettura).
Le grotte di Ajanta
La storia della pittura in India comincia da qua, almeno quella che ci è dato conoscere. I chaitya griha (sale delle preghiere, templi) e i vihara (monasteri) buddhisti sono stati scavati ad Ajanta in diverse fasi, coprendo complessivamente 600 anni di storia dell’arte indiana (II a.C.-V d-C.), la stessa distanza che separa Giotto da Modigliani.
Grazie all’opera di un solerte sovraintendete agli scavi, il Manager Singh, oggi anche i dipinti murali più antichi sono visibili. Sono stati ripuliti dalle incrostazioni, dallo sporco, dalle vernici e gommalacca usati in precedenti tentativi di recupero (uno dei quali, ahimè, ad opera di italiani all’inizio del novecento) e restaurati dalle innumerevoli firme lasciate da turisti di passaggio -.la prima, datata 1819 fu incisa su un bodhisattva dall’ufficiale inglese che durante una battuta di caccia scoprì accidentalmente le grotte.
Le 30 grotte di Ajanta sono testimoni dell’evoluzione dell’architettura e della scultura indiana, dei contatti culturali con il mondo ellenista, della vita di nobili nel passato, dei precetti e delle storie del Buddhismo –un tempo religione importante in India e poi scomparsa. Un ricco patrimonio culturale dell’intera umanità, un vero gioiello da visitare con estrema calma.
Da vedere:
Tra le altre, le grotte 1 e 2 custodiscono il ciclo di affreschi più famosi, risalenti all’ultima fase di Ajanta (V d.C.). La grotta 10 invece presenta i dipinti più antichi (per un approfondimento si veda l’articolo per Outlook di William Darlymple). La grotta 26 mostra tutta la grandezza dell’arte scultorea indiana: un immenso Buddha (7 metri) giace su un fianco con gli occhi chiusi che indicano la sua dipartita dalla vita terrena, il raggiungimento del nirvana.
L'insespugnabile Daulatabad
Con un salto di 700 anni e 15 chilometri dalle grotte di Ellora, si arriva al forte di Daulatabad. Costruito nel XIV d.C. su una collina conosciuta come Devagiri -già sede di precedenti strutture - il luogo ha una peculiare forma conica accentuata dalle pareti rocciose tagliate di netto alla base per rendere inespugnabile la fortezza.
Nel 1328 Muhammad-bin-Tughlud decise di spostare la capitale del sultanato da Delhi a Devagiri, dove aveva fatto ristrutturare la fortezza che vediamo oggi, e ribatezzò il luogo in Daulatabad (la dimora della ricchezza). Poco dopo però fu costretto a ritraslocare tutto a Delhi, perché nella nuova, inespugnabile, capitale c’era scarsità di acqua. Secoli più tardi divenne la sede eletta da Aurangazeb, governatore del Deccan per i Moghul, per sferzare gli attacchi ai regni di Bijapur e Golconda, nelle mani degli acerrimi nemici Maratha.
La fortezza di Daulatabad, alias Devagiri, esemplifica alla perfezione cosa fosse l'architettura difensiva in India.
Da vedere:
La parte più interessante della visita è l’ascesa alla cima, che si raggiunge attraversando tre serie di cinta murarie imponenti.
Pillole per il viaggio:
Visitare le grotte di Ellora e di Ajanta in una sola giornata è praticamente impossibile, concedetevi un po' di tempo.
Mumbai-Nashik-Aurangabad sono collegati da diversi treni (consultate il sito delle ferrovie, la stazione di Nashik -a 10 km dal centro -si chiama Nasik road. Il codice della stazione di Aurangabad è AWB, da non confondere con AWBJ che sta per Aurangabad J)
Quando:
Il periodo migliore per l'itinerario è da novembre a febbraio, periodo che vede la maggiore affluenza di pubblico alle grotte.
Tempo (minimo) stimato: 8-10 giorni
Crediti immagini
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