Il verde, scomparso dalle strade congestionate della capitale, sta sbucando sulle terrazze degli appartamenti. Nell’agosto del 2011 la State Horticulture Mission (missione statale di orticoltura, sotto il Ministero dell’Agricoltura) ha inaugurato un ambizioso progetto con la volontà di convincere i cittadini a ritrovare la natura e migliorare lo stile di vita con azioni concrete e immediate. Il progetto è semplice: trasformare i tetti e le terrazze delle case in orti biologici, promuovendo contemporaneamente l’aggregazione sociale del quartiere e delle famiglie e parallelamente affrontare il crescente –e irrisolto- problema dello smaltimento dei rifiuti.
Nell’estate del 2011 il Kerala ha ottenuto 120 milioni di rupie per creare orti sui tetti di 15 mila case nella sola città di Trivandrum e immediati dintorni (con una popolazione di poco superiore al milione), obbiettivo che a molti è sembrato utopistico. Invece già all’inizio di dicembre 18 mila residenti avevano richiesto di partecipare: il doppio del target fissato per la fine di marzo, mese conclusivo del progetto. Il direttore del Kerala Horticulture Mission, molto soddisfatto e ottimista per gli sviluppi futuri, sostiene infatti che oggi ci siano oltre 30 mila orti in città, finanziati completamente dal governo. Qualunque cittadino di Trivandrum può beneficiare del progetto, ma la richiesta deve partire dall’associazione residenti di riferimento (qualcosa di simile alle nostre assemblee condominiali ma che coinvolge più nuclei abitativi dello stesso quartiere). Se in un quartiere il numero di famiglie che vogliono avere l’orto sul tetto è minimo l’associazione non inoltra la richiesta alla missione, in questo modo la promozione del progetto è affidata direttamente ai singoli individui e alle associazioni. La Horticulture Mission ha affidato a 5 agenzie, 3 governative e 2 private, il compito della distribuzione del materiale e della formazione. Per ogni tetto vengono fornite 25 sacche di terreno, piante e semi di 5 tipi di verdure diverse (quelle più comuni in cucina), l’attrezzatura utile e un libretto guida alle tecniche di coltivazione. Ogni associazione residenti seleziona una persona che partecipa a un breve corso di formazione agraria e che si occuperà di diffondere la conoscenza alle altre persone del quartiere.Le tecniche di coltivazione sono completamente biologiche, non si usano né pesticidi né fertilizzanti chimici. Innovazione e riscoperta delle tecniche tradizionali naturali rendono possibile la produzione di circa mezzo chilo di verdure per ogni orto, quotidianamente. Per i concimi si compostano i rifiuti organici, usando particolari vasi d’argilla perforati (i vasai, che stavano attraversando una grande crisi economica a causa della sempre maggiore diffusione delle pentole di acciaio, ringraziano).
Trivandrum non è la prima città a sperimentare la rivoluzione verde: già nel lontano 1995 a Bangalore il dottor BN Vishwanath aveva avuto la visione delle terrazze verdi e iniziato a lavorare senza posa su progetti di agricoltura urbana.
L’elevato tasso di urbanizzazione (con enormi centri metropolitani come Mumbai, 10 volte più grande di Milano), la crescita dei prezzi delle verdure e la crescente domanda di alimenti sani lascia sperare che in un prossimo futuro arrivando in India quello che si vedrà dal finestrino dell’aereo saranno lussureggianti macchie di verde e meno cemento e discariche a cielo aperto.
Per ulteriori aproffondimento sull'agricoltura urbana si veda:
City Farmer News
Urban agriculture
Resource centres on Urbane Agriculture
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