188. Protesta pacifica e tensioni ad alta quota
La folla si ribella: è sit-in
Ancora una volta l’India si ritrova a fare i conti con un drammatico caso di abuso sessuale. E’ quanto apprendiamo su lastampa.it, che ha riportato negli scorsi giorni la notizia di una brutale violenza consumata ai danni di una bambina di cinque anni, ora ridotta in fin di vita. Questa volta però la folla ha deciso di manifestare tutto il suo orrore e disappunto per cercare di sfondare il velo di silenzio e omertà che avvolge il tabù sessuale. Davanti al principale policlinico Aiims dove la bimba è stata trasferita, il corteo silenzioso di dimostranti con cartelli e candele ha quindi iniziato un sit-in di protesta. Commozione non solo per i cittadini ma anche per le alte cariche dello Stato: il premier Manmohan Singh ha infatti dichiarato che per la giovane vittima verranno assicurate le migliori cure mediche. Â
Marò: attese modalità del processo.
Secondo gli ultimi aggiornamenti trasmessi da ansa.it, la Corte Suprema di New Delhi dovrà pronunciarsi a brevissimo sulle modalità da seguire nelle indagini sui due marò italiani e nel processo che sarà tenuto da un tribunale speciale. Si ribadisce comunque che, nel corso del processo, i giudici dovranno tenere conto delle assicurazioni fornite dal governo indiano a quello di Roma sulla non applicazione in nessun caso di reati che prevedano la pena di morte.
Per seguire da vicino la complessa disputa legale, è giunto nella capitale indiana anche il vice ministro degli Esteri Staffan de Mistura, incaricato da Mario Monti di trattare con la controparte indiana. Atteso dunque con impazienza il verdetto da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che, dopo 14 mesi di detenzione in India, non sanno ancora in che modo sarà esaminata la vicenda che li vide coinvolti al largo delle coste del Kerala.
Tensione politica sul tetto del mondo.
Riemergono conflitti mai risolti tra India e Cina che hanno come sfondo uno dei teatri di guerra più alti al mondo. New Delhi ha infatti lamentato negli scorsi giorni un’incursione delle guardie cinesi per 10 chilometri lungo la frontiera che si snoda tra il Karakorum e l’Himalaya. Pechino risponde di non aver violato nessun confine e che il pattugliamento è una pratica comune. Lungo tale frontiera -in un territorio aspro, incontrollato e senza una precisa linea di demarcazione- gli sconfinamenti sarebbero infatti all’ordine del giorno. L’altitudine rende proibitivo ogni esercizio di sovranità , ma questa volta tuttavia le reazioni dell’India sono state più pungenti: ha infatti richiesto alla Cina di ritirare le sue truppe, dichiarandosi “pronta a prendere ogni misura per proteggere i propri interessi”. È probabile che la disputa sarà presto ricomposta, ma si tratta comunque di un segno che gli antichi dissapori tra i due paesi fortemente nazionalisti non si sono ancora placati.