549. Lo iodio ti fa bella
Perché le donne del Maharasthra e di altre zone rurali dell’India non usano il sale iodato? La domanda è sorta immediatamente quanto ho visto il video della campagna Life saving Dot-Jeevan bindi (i bindi iodizzati salvavita). Ogni tanto ciò che dall’esterno sembra essere una piccola questione è una vera piaga in India, quasi inspiegabilmente. Quanto può costare di più il sale trattato con lo iodio rispetto a quello che ne è sprovvisto? Non abbiamo le risposte.
Di certo però una fetta della popolazione rurale indiana (circa 350 milioni) continua a soffrire di problemi di sviluppo mentale, tiroide e gota per la mancata assunzione di iodio nella dieta quotidiana.
Qualche tempo fa Grey for Good, sezione sociale di una ditta di marketing e comunicazione con sede a Singapore, in associazione con Neelvasant Medical Foundation and Research Centre ha iniziato a distribuire in alcuni villaggi del Maharasthra dei bindi impregnati di iodio che, stando alle dichiarazioni della campanga Saving life dots-Jeevan bindi, rilasciano all’organismo la quantità di iodio necessaria attraverso la traspirazione delle pelle della fronte.
I bindi sono i pallini (o altre forme) decorativi che vedete sulla fronte della maggior parte delle donne indiane. Normalmente sono dei piccoli adesivi colorati che si applicano la mattina e si tolgono la sera prima di andare a dormire.
L’idea di trasformare un semplice ornamento, profondamente radicato nella cultura quotidiana, in una cura che aiuta a vivere meglio è geniale. Spesso è difficile fare cambiare idea e abitudini alla gente, anche se per il loro bene. È probabile che utilizzare il sale iodato ridurrebbe in maniera più efficace la carenza di iodio nell’organismo, di fatto però non tutti lo consumano. Allora perché non provare a risolvere la questione sanitaria con un bindi?
Per il momento la Grey for good ha distribuito gratuitamente 30 bindi –uno al giorno per un mese- a trentamila donne in un’area limitata. Ora si preparano ad aprire la distribuzione su tutto il territorio. La prima fase è stata un successo, le donne hanno risposto molto bene alla campagna.
I critici sostengono che non sia dimostrata l’efficacia del bindi iodato. Non ci sono prove scientifiche dei risultati. Certamente alle donne sono piaciuti, perché li vedono come ornamenti gratuiti e colorati, e sono abituate a indossare un bindi per cui, iodio o non iodio, li usano.
E’ possibile che la ditta produttrice possa avere un proprio tornaconto, anche solo di immagine. Però mi piace soffermarmi sull’idea positiva della storia dei bindi salvavita: aiutare senza fare sentire i pazienti malati e diversi, avvicinarsi alle abitudini della gente per migliorarne la vita senza stravolgerne lo stile, rendendo piacevole la “cura e prevenzione”, e a basso costo.