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468. Le brave ragazze indiane

una donna in sari rosa si copre il sorriso con una mano

Ecco stamattina ho sbagliato il vestito! Colpa della notte calda e ricca di zanzare o dei pensieri che affollavano la mia testa prima di uscire di casa. Mi sono guardata allo specchio, più un gesto di abitudine che una reale osservazione…ed eccomi qua in ufficio in imbarazzo: il collo della camicia del churi dhar è troppo ampio per il reggiseno sportivo che ho indosso. Non ho nemmeno preso il chunnari, lo scialle che normalmente accompagna il completo di camiciona a pantaloni. Le spalline corpose di un nero intenso non passerebbero inosservate anche se la camicia fosse scura, ma sfortunatamente è arancione! Non c’è scampo, mi aspetto in ogni momento una tirata di orecchie dalle mie colleghe.

Mostrare porzioni di abbigliamento intimo, spalline sottili comprese, è decisamente di cattivo gusto da queste parti. L’intimo è un tabù, da tenere rigorosamente nascosto.
Sono così tante le volte che una donna, non sempre conosciuta, mi ha sistemato la spallina indiscreta che faceva capolino fuori dal vestito, o rimesso a posto lo scialle affinché adempiesse al proprio dovere –coprire il petto, nascondere la sessualità nel nome della moda e non di certo proteggere dal freddo in un clima tropicale.

Le brave ragazze indiane sono pudiche, per natura. Timidezza e vergogna sono doti delle figlie dell’India, almeno così si ritiene da queste parti. In realtà sono valori condivisi, ma non per forza innati. Anni di educazione, migliaia di modelli davanti agli occhi e qualche lezione nel caso di trasgressioni raffinano quella che può essere, al meglio, una tendenza innata: la protezione del proprio corpo di donna dagli sguardi del mondo maschile. S’incontrano così donne molto pudiche, che ci tengono a nascondersi anche da altre donne.

Anni fa mi trovavo in una stanza di ostello con altre tre colleghe che avevano l’ingrato compito di aiutarmi a drappeggiare il sari per una cena ufficiale. Senza pensarci (erano i primi anni di India) mi tolsi la camicia. Poco ci mancò che scappassero dalla stanza! Tra risate e arrossamenti generai fui spedita in bagno. Solo dopo essere tornata decentemente vestita di blusa e sotto gonna  (due metri di stoffa lunga fino alle caviglie che noi spudorate occidentali osiamo mettere per camminare per strada) procedettero alla vestizione, appuntando aghi doppi a gogo per evitare a qualsiasi centimetro di pelle impudica di comparire in pubblico.
Alcune volte la paura di mostrarsi nasce forse più dal timore di offendere i famigliari, sempre molto preoccupati del buon nome di cui la donna è la stoica portatrice nella società che sembra essere sempre pronta allo spionaggio, che dalla vergogna del proprio corpo. In un’altra città mi sono ritrovata con altre colleghe a partecipare a una cena aziendale con ospiti stranieri per cui avevamo organizzato una festa a sorpresa in costume locale. Le colleghe indiane normalmente non vengono in sari in ufficio e quel giorno avrebbero dovuto evitarlo per non insospettire gli ospiti. Ma non c’era soluzione: l’idea di cambiarsi in una stanza d’albergo con le altre donne era semplicemente impossibile. Non era il pudore a impedirlo, le ragazze non potevano presentarsi a casa con vestiti diversi da quelli con cui erano uscite di casa la mattina.
Le donne indiane sono proprio brave ragazze, io avrei semplicemente rimesso i vecchi vestiti finita la festa…

Il senso del pudore esiste in tutto il mondo, anche se variano le parti del corpo che bisogna coprire. In India tabù sono le spalle e le gambe, mentre mostrare l’ombelico e la schiena va bene. Tuttavia quando vedo l’entusiasmo e la gioia delle donne e delle bambine che giocano nel bagnasciuga del mare completamente vestite, non posso non domandarmi: “Ma se potessero stare in costume e nuotare libere nel mare, non sarebbero più felici?”. La maggior parte delle mie amiche mi dice di no, perché si abbronzerebbero e sarebbero meno belle. Sarà.

Ma esistono anche donne come la mia amica Priya che di nuotare ha tantissima voglia, ma l’unico istruttore di nuoto che le ha concesso di entrare nella sua piscina senza doversi svestire troppo -con un costume intero, dotato di pantaloni fino alle caviglie e gonnella alle ginocchia- non è in grado di insegnare e lei alla fine del corso ha solo avuto un assaggio del piacere di stare a galla.




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