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537. Queer Pride Keralam

ragazzi indiani manifestano per i diritti degli LTBS sotto una bandiera arcobaleno

Sabato Trivandrum ha deposto l'aspetto regale da capitale del Kerala ed ha accolto il suo primo Queer Pride con tolleranza e allegria (e l’inevitabile porzione di indifferenza).

Un allegro e colorato corteo (alcune fonti dicono trecento, i manifestanti dicono settecento) ha attraversato il centro per il sesto Pride del Kerala. A guardare passare la parata c'erano molti simpatizzanti, passanti incuriositi e un cordone di polizia a garantire l’ordine pubblico. Non hanno dovuto mostrare la propria forza, la parata è proceduta gioiosa e pacifica senza alcun incidente.

 

La città, capitale dello stato, burocratica e provinciale, si è trasformata in un carnevale, dimenticando per qualche ora le rigide regole di buona creanza sociale. Ci si sentiva liberi di essere se stessi, di celebrare la voglia di vivere, di essere, di amare ballando per strada e sventolando bandiere arcobaleno. La comunità LGBT (Lesbiche, omosessuali, bisessuali e transessuali) è scesa in strada in compagnia di numerosi etero, famiglie con bambini a seguito, studenti, stranieri e attivisti sociali per ribadire il diritto a esistere e ricordare al Kerala la sua centenaria tradizione di apertura al mondo, alla diversità e all’accoglienza. Il momento più significativo in questo senso è stato quando la parata è sfilata tra la chiesa cattolica principale e la grande moschea (due religioni e culture venute dall’esterno e inglobate nel tessuto sociale), e i canti dei manifestanti si sono uniti alle preghiere che in quel momento salivano dai minareti.

 

Se in altre parti del mondo i Pride sono una sorta di festa pubblica, dove ci si diverte e si incontrare gente, a Trivandrum la giornata ha avuto toni più sobri, un’anima più consapevole. E’ stata una festa, non sono mancati i colori, palloncini, bandiere, sfilate. Tuttavia partecipare è stata una decisa presa di posizione, ponderata con attenzione.

Essere omosessuale in India non è facile, el’omosessualità e tutt’ora legalmente perseguibile con dieci anni di prigione. Partecipare al Pride significa esporsi, dimostrare pubblicamente per l’abolizione della legge 377 (retaggio dell’epoca coloniale) potrebbe compromettere la propria reputazione.

La maggior parte degli omosessuali vive la propria sessualità in clandestinità, per paura di essere respinti prima di tutto dalla propria famiglia. Difficile è anche la situazione dei transessuali che, anche se riconosciuti legalmente dallo stato, non sono accettati e integrati nella società. Derisi, violati, picchiati. Una casa da affittare, un lavoro regolare, solidarietà sono per loro battaglie.

 

Al Pride di Trivandrum tutti i manifestanti erano a volto scoperto, regnava un senso di uguaglianza–etero, omosessuali o transessuali senza alcuna differenza.

Il Queer Pride di Trivandrum è stato un momento di gioiosa vittoria. Un buon primo passo verso una società più tollerante nei confronti delle minoranze e delle diversità. Gli organizzatori dell’evento si dicono soddisfatti, anche se alcuni sottolineano di avere visto molti sguardi spaventati e di disapprovazione tra i passanti e i curiosi attratti dalla musica e dall’allegria della marcia.

 

La completa accettazione delle minoranze sessuali sembra ancora essere un traguardo lontano, l’abolizione della legge 377 però è un traguardo possibile. Intanto, piano piano, sempre più persone hanno il coraggio di dichiarare le proprie tendenze sessuali e si sentono meno sole.

 

Per saperne di più si veda la pagina facebook Queerala

 

Crediti

Copertina per la cortesia di Akhil Shankar

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