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519. Tre cascate per un'estate indiana

una cascata vista da sopra, con il pasesaggio che si apre davanti
In India la stagione calda si sta avvicinando e diventa forte il desiderio di trovare luoghi rinfrescanti. Ce se sono a centinaia, ma oggi continuo a pensare a tre cascate dove sono stata, in cui un pezzo del mio cuore è rimasto e dove sarei in questo momento, se avessi acquisito il potere del teletrasporto attraverso il sadhana, ovvero le pratiche spirituali quali lo yoga e la meditazione. Sfortunatamente non mi sono applicata abbastanza e per ora solo il mio pensiero può volare fino alle cascate in cui vorrei bagnarmi. Suppongo di non essere la sola a non sapere teletrasportarmi, non ci resta che guardare le immagini, rievocare i ricordi (per coloro che già ci sono stati), sognare o pianificare un viaggio .

 


Lakhania Dari, 50 km da Varanasi (U.P)
Il viaggio tra le cascate inizia in Uttar Pradesh, da dove inizia anche la mia storia personale con l’India. Ero a Varanasi a innamorarmi di questa terra mentre cercavo di digerirne una delle lingue (hindi, che si insegna in alcune università italiane) e la cultura spiazzante. Faceva decisamente caldo e, per quanto sacre, le acque del Gange non invogliavano a un bagno rinfrescante. Inevitabilmente mi è arrivata la notizia dell’esistenza delle cascate di Lakhania –i buoni consigli viaggiavano veloci e arrivano al bisogno. Una fortuna, perché le cascate sono state un’oasi di freschezza e bellezza naturale in cuii sono poi tornata a rifugiarmi ripetutamente.

Le cascate di Lakhania sono a una cinquantina di chilometri dalla città, nascoste tra le montagne Vyndhya, testimoni ere geologiche antiche. Le cime dei monti sono state erose dal vento e dalla pioggia, le rocce levigate, più che montagne oggi le chiameremo colline. Il fascino non manca, e la spiritualità del luogo è intensa. Le cascate versano le loro acque nel lago verde scuro sottostante, giocando su gradoni di roccia che sono il parco giochi acquatico per le scimmie locali e i gitanti di passaggio. Si parte da valle e poi si risale la corrente, prestando molta attenzione a dove mettere i piedi. Esplorando si trovano grotte nascoste dietro una cascatella, e idromassaggi naturali di diversa potenza. Le giornate alle cascate di Lakhania lavano via la polvere e l’afa della città sacra, regalando pace (escludendo le intromissioni delle poco riservate scimmie) e riposo.

 


Bhimlat Falls, 40 km da Bundi (Rajasthan)
Anni dopo vivevo invece nel sud del Rajasthan, vicino a Tonk - circa una settantina di chilometri da Jaipur. Basta nominare il Rajasthan che immagini di deserto e terra brulla vengono alla mente. In effetti lo stato è un po’ scarso a livello di risorse idriche, esiste un unico fiume che nella stagione calda scompare. Io adoro l’acqua, tanto che un giorno mi sono fatta convincere dai bambini di un villaggio vicino a tuffarmi nel loro stagno artificiale, che loro chiamavano pozzo ma era una cisterna rettangolare. Non era male, ma quando i miei vicini di casa lo hanno saputo mi hanno detto: “Se vuoi nuotare vai a Bundi!”.
Detto fatto, dopo 4 ore di viaggio su un pulman di linea sono giunta nel gioiello romantico che è la cittadina di Bundi. C’era un grande lago artificiale ricoperto di fiori acquatici, ma nessuna cascata. Indagando ho scoperto che le cascate non erano lo scherzo del mio vicino di casa, ma esistevano davvero: si chiamano Bhimlat Falls e potevo raggiungerle con un motorino (70 cc) preso in affitto. Le cascate sono incredibili perché sono nel mezzo di un paesaggio brullo, perché la terra di un altipiano improvvisamente precipita creando un canion a U da cui l’acqua precipita e si raccoglie in un piccolo lago, attorno al quale esplode una foresta verde (così diversa dal solito giallo e rosso della terra circostante). Il posto migliore per godersi le cascate è ai loro piedi. Attraversata la ferrovia si deve seguire lo scampanellio di un piccolo tempio. I gradini che portano al santuario proseguono fino a raggiungere gli alberi e il laghetto. Nei giorni più caldi l’acqua che cade è ridotta al minimo, ma dopo qualche ora di pioggia si trasformano in cascate vigorose e spettacolari.

 


Athirapally Waterfalls, 70 km da Cochin (Kerala)
Infine sono arrivata nel verde Kerala, dove l’acqua non manca mai. Così diverso dal Rajasthan e dall’Uttar Pradesh, da non sembrare nemmeno lndia. Qua le cascate sono più spettacolari e potenti, eppure sembrano meno preziose perché meno rare. La prima città dove ho vissuto era Cochin, sul mare. Dopo una prima esplorazione delle spiagge e dei fiumi, ero pronta per affrontare le curve delle strade di montagna e le foreste per arrivare alle cascate di Athirapally, nel distretto di Thrissur, poco distante da Cochin.
Uno spettacolo di caduta d’acqua nel folto della jungla. La voce dell’acqua è potente, i colori intensi e l’aria umida. Benchè sia emozionante essere testimoni della forza dell’acqua stando, a debita distanza, sotto le cascate, a me piace di più vederle dall’alto, avvicinandosi al punto in cui l’acqua si ritrova senza rocce sotto i piedi e precipita. La sensazione di lieve vertigine e il paesaggio che si apre davanti agli occhi sono memorabili.
Le cascate di Athirapally, pur essendo immerse nella foresta, sono le meno selvagge. Si raggiungono comodamente in macchina, si paga un biglietto di ingresso per vederle dall’alto, ci sono baracchini per souvenir e ristorazione. Non mancano però anche qua le scimmie che, abituate alla gente che le sfama (nonostante il divieto) si lasciano fotografare come modelle professioniste. Se volete bagnarvi è meglio tenersi a debita distanza, sia in alto che in basso. A monte delle cascate c’è un lago artificiale che si raggiunge dopo qualche chilometro di macchina, completamente circondato da alberi -non si intravvede nemmeno la punta di una costruzione umana, una bella immersione nel silenzio della natura.

Crediti Immagini

Athirapally waterfalls cover e Lakhania Dari

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